Robert Holzmann, policymaker alla Banca Centrale Europea, ha recentemente ammesso che «non ci sono motivi per non tagliare i tassi a dicembre», alla luce del taglio già realizzato a metà ottobre. Bisogna ricordare che la BCE ha ridotto i tassi tre volte quest’anno, e secondo Holzmann si potrebbe mantenere la politica monetaria espansiva sempre che non ci siano particolari shock nell’economia europea.
Le decisioni di taglio dei tipi di interesse è basata sull’informazione sull’inflazione, che si è mantenuta sotto le aspettative. Infatti, essa ha raggiunto l’1.7% a settembre, salendo poi al 2% ad ottobre. Ad una bassa inflazione si aggiunge il rallentamento dell’economia europea, soprattutto nel settore manufatturiero, dovuta al calo della domanda sia interna che esterna. Le proiezioni di crescita per la zona euro sono di 1.3% per 2025 e 1.6% per il 2026, comunque più basse rispetto ad analisi precedenti da parte della BCE.
Le previsioni di diversi esperti convergono sulla tendenza al ribasso dei tassi. Alcuni economisti di Goldman Sachs prevedono un taglio di 25 btp a dicembre, mentre altri prevedono una minore aggressività da parte dell’istituzione di Francoforte.
L’andamento dei tipi di interesse può colpire notevolmente aziende e consumatori, soprattutto per i pagamenti a tasso variabile. Infatti, una riduzione dei tassi di interesse implica una riduzione nei pagamenti di mutui e carte di credito, mentre l’impatto sui conti di risparmio si farebbe sentire principalmente su quelli con saldi elevati.
Se l’economia europea si manterrà sulla stessa linea degli ultimi mesi, la situazione più logica sembra essere un taglio dei tassi. Mentre aziende e consumatori dovrebbero semplicemente prestare attenzione a questi sviluppi, le élite europee dovrebbero continuare a pensare a modi per riattivare la competitività dell’economia del Vecchio Continente, considerando il rallentamento che la pone in difficoltà di fronte a competitori più forti come gli Stati Uniti e la Cina.
Author: Luis Cabezas
Photo: Freepik