ll Concordato Preventivo Biennale (CPB) è uno strumento che stabilisce un accordo tra le piccole partite IVA (professionisti e piccole imprese) e il fisco per «congelare» le tasse per gli anni 2024-2025. Introdotto dal decreto legislativo n.13 del febbraio 2024, esso permette di pagare una quantità fissa in base a un reddito futuro stimato in accordo con l’Agenzia delle Entrate. Vi si può aderire fino al 31 ottobre.
Al CPB possono accedere due tipi di soggetti: i contribuenti ISA e quelli forfettari. I contribuenti che usano gli ISA possono anche godere di un’imposta sostitutiva sulle eccedenze di reddito effettivamente dichiarato nell’anno fiscale anteriore a quello a cui si applica la proposta. Questa si basa sul punteggio ISA del 2023: per un punteggio inferiore a 6, si prevede un’aliquota sulla parte eccedente del 15%; per uno tra 6 e 8, del 12%; e per uno pari o superiore a 8, del 10%. Per i soggetti forfettari, invece, il concordato si applica solamente per un anno e stabilisce che, se il reddito concordato per il 2024 è maggiore dell’ultimo reddito dichiarato nell’ultimo periodo d’imposta (2023), il reddito eccedente sarà assoggettato ad un’imposta sostitutiva pari al 3% se l’aliquota dell’imposta sostitutiva forfettaria fosse del 5%, e 10% in caso dell’aliquota al 15%.
Per accedere al concordato devono rispettarsi tre condizioni: non avere debiti fiscali importanti nei confronti dell’Erario, avere una presentazione della dichiarazione dei redditi regolare, e infine non avere condanne per reati societari, fiscali, o di riciclaggio/autoriciclaggio. Inoltre, chi non aderisce o decade dal concordato subisce attività di controllo più intensive da parte dell’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza.
La decadenza dal CPB può avvenire per diversi motivi. Ad esempio, per cessazione o modifica delle attività, per situazioni eccezionali che diminuiscono il reddito concordato del 30% e se c’è un reddito eccedente rispetto a quello concordato del 50%. Situazioni gravi che portano anch’esse alla decadenza includono reati fiscali, l’ommissione della dichiarazione dei redditi di uno dei tre anni precedenti, e avere debiti tributari non estinti superiori a 5000 euro. C’è inoltre un regime di ravvedimento per violazioni che non siano già state accertate o siano in fase di verifica. Esse includono: comunicazioni errate di redditi ai fini ISA e l’ommesso versamento delle imposte derivanti dall’adesione al concordato.
Il recente emendamento del decreto Omnibus (DL 113/2024) ha reso ancora più attraente il concordato per chi già ci ha aderito (ma solo per i soggetti ISA), aggiungendo il beneficio di accedere a una flat-tax per i redditi ottenuti nel quinquennio 2018-2022. Un aspetto interessante è che il CPB e la sanatoria sono ulteriormente intrecciati dalle cause di decadenza. Infatti, il decreto Omnibus stabilisce che se il contribuente decade dal CPB si annulla lo «scudo» avverso gli accertamenti fiscali previsti dai DPR 600/73 e 633/72. Ciononostante, la decadenza tra entrambi potrebbe non prodursi: la decadenza dal concordato dopo il 31 dicembre 2027 non avrebbe effetto sui redditi dichiarati dal 2018 al 2021 perché sarebbe impossibile fare un accertamento a causa della decorrenza dei termini.
L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato il 25 ottobre una lista delle domande più frequenti sul CPB. Sul suo quotidiano, ha riportato alcune tra le più importanti, come l’impossibilità di aderire per chi ha iniziato ad operare nel 2023 e l’esonero da accertamenti basati su presunzioni semplici a prescindere del punteggio ISA.
Certamente, il concordato favorisce chi nei prossimi due anni otterrà un reddito più alto di quello del 2023, per cui ogni imprenditore deve valutare attentamente la propria situazione per decidere se approfittare o meno di quest’opportunità.
Autore: Luis Cabezas
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